lunedì 30 agosto 2010

lento sabato di cazzeggio


Penso che la felicità sia qui, sotto questo sole, in una delle più belle piazze di Torino, piazza Carlo Alberto.
La tiro su col naso, annuso l'aria, chiudo gli occhi per qualche secondo, trattengo il respiro.
La felicità è qui, seduta al nostro tavolo, accanto a me l'imbrattatele, mi sorride con il mento appoggiato sulle mani e i gomiti sul tavolo.
Le note jazz di una tromba, il profumo di un piatto di pasta.
Oggi è sabato, sabato di cazzeggio in centro, lento senza frenesia.
Pochi minuti prima una pianta è caduta dal cielo, così per caso.
Passanti indignati e sorpresi, la terra è schizzata sui piedi di una ragazza in bicicletta, via lagrange si è fermata, decine di scatti, qualcuno si affretta a chiamare i vigili.
L'imbrattatele tira fuori veloce il suo cellulare, immortala il momento sorpresa, tira un sospiro di sollievo, nessuno si è fatto male.
Poi il suo primo incontro con Marlon Brando, proprio davanti al museo del cinema, poi Brigitte Bardot, poi Anthony Queen, la casa del fumetto piena di anime manga, le gira la testa, annusa l'aria come i gatti, allarga le braccia verso il cielo, cattura la vita ed io con lei.

venerdì 20 agosto 2010

la disperazione

Abbiamo scherzato quando è passata l’auto dei vigili del fuoco a sirene spiegate, poco prima di prendere il pulman che ci porta al lavoro.
Insensibili al sensibile, mostri in movimento.
Suicidi, morti ammazzati, case che cadono seppellendo inermi bambini, baracche dei rom che prendono fuoco carbonizzando vite disperate.
Nulla, le sirene non impietosiscono più.
Avevo già dimenticato la veloce corsa dell’auto rossa mentre sorseggiavo un caffè e sbocconcellavo un croissant con lo sguardo tra le fresche notizie della carta stampata.
Poi un avventore entra sorridendo, rompe il silenzio “c’è un pazzo che vuole buttarsi giù; minacciano tutti poi nessuno ha il coraggio di farlo, intanto noi paghiamo tutto l’esercito dei pompieri che è parcheggiato qua dietro, c’è pure un’ambulanza..”
La tazzina rimane sospesa, mi viene da piangere.
Ognuno di noi ha conti aperti con la vita, io ne ho uno che ancora brucia nonostante siano passati ormai più di trentanni.
Quando sento parlare di balconi mi sento male, ho ancora l’immagine di un uomo in una pozza di sangue, un’assurda morte bianca.
La barista si gira verso di me, includendomi nella conversazione “lei non lavora in quell’istituto? Deve essere un suo collega.”
Pago il conto ed esco, buongiorno.
Piove, non forte.
Quella pioggia intermittente, fine, il cielo è scuro.
Ha 28 anni, da circa un anno non viene pagato regolarmente, come i suoi colleghi.
Lavora in portineria, il servizio è appaltato ad una ditta esterna all’istituto. Ha deciso il gesto estremo, minaccia di lanciarsi nel vuoto. Sotto uno schieramento di pompieri in divisa, un’ambulanza pronta.
Vengono i brividi a guardarli.
Ed eccoci, noi i 104 disperati volgarmente ancora chiamati “i cassaintegrati”,
non da tutti, ci va un distinguo.
Abbiamo tutti gli occhi umidi, le lacrime della sua collega in portineria ci hanno scossi
ancora di più.
Noi 104 la capiamo quella disperazione, ci siamo passati dalla strada, sappiamo cosa significa fare i conti.
Piange dietro il bancone della portineria, il trucco ormai sbavato le imbratta il viso.
“Un anno con uno stipendio che arriva sempre più in ritardo, le bollette comunque da pagare, il mutuo o l’affitto della casa, il conto in rosso, le banche che ti applicano interessi, non si riesce più a riprendere il giro, è un ragazzo disperato quello che sta di sopra, anche io lo sono, lo siamo tutti” intanto piange.
Mi ritrovo a piangere anche io, mi stringe il cuore.
Incrocio lo sguardo di altri colleghi, abbiamo tutti gli occhi segnati.
Intanto arriva un giornalista, arriva un sindacalista,
Il giovane uomo lascia il tubo giallo al quale si era aggrappato, quel tubo esterno che gli avrebbe concesso un facile salto nel vuoto.
Oggi una persona disperata ha resistito alla vita.
Con ogni probabilità domani ci sarà un articolo di giornale, non so che taglio verrà dato alla notizia.
La situazione è tornata alla normalità. Nessuna camionetta dei vigili parcheggiata ai bordi della strada, nessuna ambulanza, nessun carabiniere.
Fuori continua a piovere, piano, senza fretta.

sabato 14 agosto 2010

ESTELA... e scusate se è poco

Qualche post fa vi ho parlato di Estela, una donna coraggiosa e con una forza straordinaria. Ero molto incerta se pubblicare il post, in un primo momento l'ho fatto e qualche ora dopo ho ritirato il tutto, presa da una forma di rispetto.
Beh dopo avere letto il suo commento, permettetemi di volare alto.
Ciao Estela, un forte abbraccio da Minu, donnetta di pianezza.

hola Minu sono Estela !!! Questa sera è venuta Daghi molto entusiasta a farmi leggere il tuo commento. Non posso credere che tu ti sia ricordata tanto bene la mia storia!!! Mi sento veramente onorata, conmossa eanche orgogliosa di sentirmi raccontare in poche parole tutto quello che ho fatto, avuto, provato, perso e avere di nuovo il coraggio di ripartire da zero .... per le mie figlie e per il mio stesso rispetto, e questo lo devo a te, perchè fino adesso sentivo che non avevo fatto niente d'importante nel paso per questa vita,
Anche per me è stato un piacere averti conosciuta, ti ringrazio tanto e di tutto cuore spero di rivederti presto. Un grosso bacio anche da V e S...

lunedì 9 agosto 2010

La solitudine dei numeri primi gustato in anteprima per noi dall'imbrattatele

Rien à faire, l'ho proprio contagiata.
Poco prima dell'imbarco per l'isola dei pescatori arriva la sua voce sul mio cellulare.
Allegra e scoppiettante di vita.
Mà ho una notizia da darti, fan-ta-sti-ca.
Quando l'ho letta ho saltellato per casa, felice perchè immaginavo la tua faccia, la tua gioia.
Mà tieniti forte.. a settembre andiamo al cinema, sole io e te.
Mà a settembre esce la solitudine dei numeri primi e indovina chi sarà Mattia.
Mà a proposito ti ricordi di quando in campeggio per tutta la sera ci siamo domandate il nome del protagonista dei numeri primi e non ci veniva?
Bene mamma Mattia verrà interpretato da Filippo Timi, Filippo mà, ti rendi conto?
L'imbrattatele è un ciclone pieno di vita, mi ha stretta forte, mi sono ritrovata a gioire della sua gioia, che in realtà è solo mia.
L'ho contagiata con 'sta storia di Filippo Timi, insieme abbiamo letto TUTTALPIU' MUOIO, ho cercato di tagliare le parti non adatte alla sua età, rien à faire, candida dichiara di averle lette in mia assenza e che a lei Filippo ora sta ancora più simpatico, proprio perchè ha sofferto della sua diversità e non deve essere facile eh mà?!?
In definitiva da un'indagine più attenta Filippo non sarà Mattia, ma noi a settembre saremo presenti in sala, una accanto all'altra.. come in comediocomanda.
Poi stasera la telefonata con il fuggitivo e poichè la vita ogni tanto è strana, ben strana e le strade s'incrociano, ecco uno dei suoi recenti lavori.
E ditemi se non è strana la vita neh!

lunedì 2 agosto 2010

Estella

Lontana dall’immaginare che avrei incontrato tra i sassi di Albenga, una donna coraggiosa, piena di passione.

Estella viene dall’Argentina, è atterrata in Italia perché ha profondamente amato. Ha seguito l’uomo che ha amato dopo averlo sposato a poco più di venti anni. Hanno messo in valigia un pezzo del loro mondo e sono arrivati a Parma, pieni di sogni.

Ancora le brillano gli occhi quando me ne parla, traccia un cerchio con le pietre poi guarda il mare, le onde le scompigliano i bruni capelli. Estella mi ha catturata, seguo il suo sguardo che si perde tra le onde del mare, accanto la piccola S., i suoi ricci capelli, le mani raccolte sul grembo, mi guarda, incrociamo gli sguardi poi li puntiamo insieme nelle onde del mare, in silenzio, perse anche noi nel silenzio di Estella.

In silenzio lascia le onde, guarda il cerchio di pietre, lo distrugge con un gesto veloce. Mi chiamo Estella. Estella è un nome antico che non amo, ha poco a che fare con la mia vita, Ho amato mio marito, con lui era più facile, si svegliava al mattino e mi illustrava i suoi sogni, la sua passione era tale che era facile innamorarsi dei suoi desideri, lo seguivo ed amavo.

Torna a perdersi tra le onde del mare, avvicina le gambe al petto, appoggia il mento alle ginocchia ed inizia a dipanare la sua vita. Diciotto anni di vita, vissuta con passione, con grinta, determinazione.

Da Parma ad Alessandria e poi ancora Genova, la bella Genova, una piccola bottega sul mare. Imparano a panificare, lo aiuta ad impastare il pane, ad infornare le brioches, al mattino Estella apre la bottega ai clienti, a due passi dal mare, quel mare che tanto ama, sognava di riposarsi su quelle spiagge, riprende a tracciare cerchi con le pietre, Non l’ha mai fatto, alla sera si addormentava stanca, così per anni. Hanno racimolato una piccola fortuna, nel frattempo è nata V.

Oggi V. è una ragazzina splendida, non penso di avere mai amato tanto una ragazzina sconosciuta, ha lunghi capelli neri, le ricadono ricci sulle scure spalle. Vedo per la prima volta f&u catturata da un’amicizia, giocano a lungo sfidando le onde, si rotolano sulla riva tra la sabbia e le pietre e poi di nuovo in acqua, tra capriole e verticali.

Sorridiamo di questa bella amicizia. Anche la piccola S. ride allegra battendo le sue piccole mani sulle gambe.

Estela distrugge di nuovo il cerchio di pietre, prende la sua piccola fortuna e riparte per l’Argentina. Rilevano un piccolo forno con bottega, senza un atto formale, mettono nelle mani del proprietario la loro piccola fortuna, una stretta di mano e l’attività è loro. Un pezzo di Genova è in Argentina, presto la loro bottega si affollerà di gente. Quando chiederanno di formalizzare la vendita, il proprietario si tirerà indietro, mai preso soldi da voi, mai. Chiederà loro i locali. A nulla varranno le lacrime di Estella, le ripetute suppliche. Si infrange tutto, tutti i loro sacrifici, tutti i loro sogni.

Estela distrugge il cerchio di pietre un’ennesima volta, “ti rendi conto?” mi dice perdendo i suoi occhi tra i miei. “tutto, abbiamo perso tutto. Non so se sia stato per questo, ma piano piano abbiamo iniziato ad allontanarci, pieni di rabbia. Lui ha iniziato a tentare la fortuna giocando a carte, ha racimolato debiti, io ho continuato a lavorare, ho fatto di tutto, realmente di tutto. Poi è nata la piccola S., ho sperato che avrebbe di nuovo messo in pista i suoi sogni, ho sperato potessi di nuovo seguire le sue passioni. Nulla”

Sono partita prima di Natale, proprio nel momento in cui si ha più bisogno della famiglia, Avevo bisogno di farmi ancora più male, forse. O forse avevo semplicemente bisogno di potere provare a me stessa e a tutti i miei familiari di potercela fare anche da sola, con due bambine.

Sono una badante oggi, vivo in una grande casa, non è semplice, accarezzo il sogno di rientrare, sto cercando un altro lavoro in Argentina, ho ancora tanti dubbi, non ci fosse questo benedetto euro che raddoppia tutti i prezzi, forse riuscirei a mettere da parte qualcosa, ma così è dura per una donna sola, non la vedo bene per voi italiani, è troppo faticoso così, non lo era quando sfornavo pane e vendevo e compravo usando le lire.

Mia figlia è comunque una extra comunitaria, fatica a rapportarsi con le compagne”

Mi riesce difficile immaginare la bella e dolce V come extra comunitaria,V. parla in italiano mettendo insieme un ricco vocabolario, ha gesti gentili, è raffinata. Estella è stata male questo inverno, ha avuto per la prima volta paura, paura per le sue bambine.

Estella è partita qualche giorno fa, ho sentito la piccola V. oggi, desidera rivederci. Forse siamo riuscite a farla sentire a casa, mi ha abbracciata forte in queste ultime serate, ha ballato per noi la danza del ventre, si muoveva sinuosa, lentamente.

Mi ha commossa, con me f&u, l’ho vista asciugarsi le lacrime e battere forte la mani. Quanto coraggio in Estella, quanto amore nelle sue piccole ragazze pronte a seguirla ovunque, con lo stesso amore che ha scosso lei diciotto anni prima.