domenica 22 febbraio 2009

ricominciare

Vorrei ricominciare da capo, vorrei mi fosse data la possibilità di ricominciare, sono democratica, vorrei fosse data a tutti quelli che lo desiderano.
L’ho pensato venerdì, seduta sul sedile posteriore, di fianco a Bilfrido.
L’ho pensato sabato pomeriggio a spasso in una Torino affollata, al fianco del critico musicale delle donnette, dalla vena autistico camurriosa, guai con lui a sbagliare un nome di un’artista o scambiare un banjo per un bongo. Con me sorride, scuote la testa, deve essersene fatto una ragione. Sottolinea ogni volta che occorre essere precisi, che occorre chiamare le cose con il proprio nome, ma io ho sempre tanti pensieri che mi affollano la mente, non sempre escono con la giusta associazione.
Da quando ho smesso di lavorare ho conosciuto diverse persone intellettualmente stimolanti, bevo ogni loro parola, cerco di imparare, ne subisco a tal punto il fascino da non immagazzinare neanche uno dei loro concetti.
Come a scuola, quando mi ripetevo per buona parte della lezione, ascolta minu, ascolta, faticherai di meno a casa. E così dandomi ordini perdevo gran parte della lezione ed ormai troppo in ritardo per capire il nesso del discorso impiegavo il resto dell’ora ad inseguire i sogni.
Seduti sul sedile posteriore, Bilfrido ed io abbiamo chiacchierato per ore, ha snocciolato versi di De Andrè, parlava in latino, traduceva, sembrava di avere accanto un filosofo, ero al settimo cielo.
Lui parlava ed io pensavo a come doveva essere il suo menage familiare, caro mi passi il sale? Quale, mia dolce compagna, quello delle saline di terra o quelle delle terre bagnate dal mare? Penso che accanto a lui diventi tutto poesia. Me lo sono immaginato mentre dava ordini ai suoi sottoposti, quando era comandante dei vigili del fuoco, ora è in quiescenza precisa, perché in fondo chi è appartenuto alle forze dell’ordine non va in pensione, quiesce e basta.
C’è un incendio occorre andare a domare le fiamme, siate veloci e attenti, che il fuoco non vi sovrasti, tenete alta la guardia, un’ardua impresa ci attende.
Chiusa tra quattro mura lavorative non ho avuto la stessa possibilità, poi tra principi plumbei, danzanti, unti, regine, dame e damette cosa voleste che assimilassi? Vigliaccheria, pochezza, spregevolezza a volontà.
Sono fuori dalle mura da un po’ di tempo, non fosse per questioni pratiche e vitali, non ci tornerei, anzi spero che altri progetti sui quali sto pigramente e alacremente lavorando vadano in porto. Sì pigramente e alacremente, anche se i due avverbi fanno a pugni tra loro, così sono io pigra e solerte, allegra e triste, lenta e veloce, affamata e soddisfatta, gemelli e basta direbbe qualcuno, forse.
Venerdì Bilfrido è stato solo l’anticamera di una giornata straordinaria e stimolante.
Ho voluto dividermi da lui e dagli altri compagni di viaggio per scrivere una lettera al presidente della cooperativa rossa della grande distribuzione. Insieme ad altri cinque soci abbiamo lavorato e litigato gran parte della giornata, unica donna del gruppo, non mi hanno fatto sconti nelle animate discussioni. Nonostante tutto mi sono sentita coccolata e protetta.
Ci siamo uniti al resto del gruppo nel pomeriggio per mettere sul tavolo i risultati dei lavori.
Ho riconosciuto dal solo accostamento delle parole il progetto al quale ha partecipato Bilfrido, l’ho guardato e lui mi ha sorriso.
In quel momento ho pensato che vorrei mi fosse data la possibilità di ricominciare, mi sento in ritardo, vorrei studiare il latino, citarlo come fa lui, conoscere la storia come Giovanni, sentire lo stato sociale come Liliana, conoscere il rock come Tullio, studiare storia come fa l’imbrattatele e come mai sono riuscita a fare io. L’imbrattatele che si innamora di Tommaso il moro, che si affascina leggendo la storia di Giovanni delle bande nere e ridendo mi dice, mi ha presa proprio questo Giovanni rinominato Ludovico.
Ho perso del tempo per strada, vorrei recuperarlo e mentre mi concentro ne perdo dell’altro, sempre la solita storia.

10 commenti:

laritorna ha detto...

Gentile Minu, per ricominciare, in questo paese, l'unica possibilità è una guerra distruttiva, igienizzante, la quale metta fine ad un sistema saturo e incancrenito. Questa guerra non ci risparmierà e quindi non è una cosa che posso augurare solo per gli altri. E' sociologicamente accertato che l'uomo non può rimanere in stato di pace per più di tot anni e che il sistema umano ha bisogno di rigenerarsi. Se non ci è riuscito con le buone, lo deve fare con le cattive. Per quanto riguarda le persone che fanno citazioni, chiamano il nome con le loro cose, sono precise, dotte e preparate, queste persone sono necessarie, nel clima del "far finta di sapere" che vige ultimamente. Tuttavia, ho conosciuto contadini, meccanici, idraulici, i quali avevano la "cultura della vita", sapevano, cioè, parlare con tutti, capire problemi ed esigenze, avere empatia per gli altri, avere la sicurezza che solo la fatica del lavoro negli anni, può donare. Io li definisco uomini di cultura. Al contrario, ho conosciuto persone dotte, ricche di riferimenti, amanti del mostrare le proprie conoscenze, le quali si perdevano davanti ad un piatto sporco da lavare o estraevano il loro classismo, nei litigi per futili motivi. Non è facile trovare delle vie di mezzo e forse è anche noioso...E' un buon segno comunque, muoversi per cercare ed emozionarsi nel conoscere gli altri.

Minu ha detto...

ilgrandefavollo:
le persone che mi hanno affascinata, ieri, l'altro ieri, un anno fa vanno oltre il far finta di sapere.
Poi c'è il mio vicino di casa, il suo orto e il suo accento marchigiano, che incanto!
Sì è un buon segno emozionarsi ancora e ancora e ancora

laritorna ha detto...

Forse ho scritto non correttamente: è necessaria l'esistenza delle persone che hanno solidità del sapere, perchè bisogna smontare il castello dei finti sapienti, che vivacchiano tra di loro , senza sputtanarsi a vicenda. Una volta, un mio caro amico, fece la famosa prova de " i vestiti dell'imperatore". Si recò, in veste di grafico pubblicitario presso un convegno di matematici. Si inserì in un discorso, durante il coffee break, interloquendo con un professore universitario alquanto pieno delle sue parole. Questo mio amico inventò l'esistenza del teorema di Hoffstatter, parlando di questo matematico e dei suoi scritti. Il professore annuì, dichiarando che il testo gli era noto. la conversazione durò per una decina di minuti, senza che il professore desse segni di cedimento...Hai ragione, le persone che sanno veramente e sanno trasmettere le proprie conoscenze, sono una ricchezza per le nostre anime.

Unknown ha detto...

Brava Minu, gran bel post !

Minu ha detto...

@red
sei sempre molto gentile, mi spiace per la tua serata non del tutto colorata, forza!

Mcloud ha detto...

Per ricominciare bisogna distruggere... e per molti versi nel nostro paese il più è fatto...
Ma tu no... tu non mi semrbi proprio una che deve distruggere la sua "storia" personale per ricominciare... però ammiro e invidio (in senso buono) la tua voglia irrefrenabile di confronto... brava!!!

Minu ha detto...

@Maurizio
se la mia storia fosse scritta sulle pagine di un libro, ne strapperei qualcuna.
un bacio per la tua tenerezza

Unknown ha detto...

Grazie Minu, la notte porta consiglio e l'umore nero è evaporato fra risate e complicità della mia tribù e un bacio riappacificatore con il martirio ... vabbè succede, l'importante è che passi !
Un abbraccio e buona giornata ;)

Miranda ha detto...

Comprendo bene quella sensazione di voler rifare tutto da capo meglio e con più impegno ed invece il tempo ci scivola via tra le dita, veloce ed imprendibile e non tutti i nostri progetti si realizzano, non tutti i sogni si avverano, noi stessi non rispecchiamo appieno ciò che avremmo desiderato essere... Io pago un debito grande alla mia pigrizia che spesso mi ha impedito di coltivare a fondo i miei talenti...me ne dispiaccio ma son fatta così, è la mia natura, vado lenta, mi dedico solo a una cosa alla volta, tendo a viziarmi, odio la disciplina...e ciò che vorrei non è....
Ma in fondo non siamo così malaccio, no?

Minu ha detto...

vero Miranda, in fondo non siamo poi così malaccio!