martedì 19 agosto 2008

Ogni mondo è paese: notizie dal biellese

Circa un anno fa una media azienda del ramo tessile che lavora per un prestigioso marchio, ha effettuato notevoli investimenti e continuato ad assumere del personale fino al giorno in cui ha sfacciatamente annunciato tagli della forza lavorativa del 50% e tra il dire e il fare purtroppo alle volte non c’è di mezzo il mare. Cosicchè nel giro di qualche settimana l’azienda ha annunciato i nomi di un centinaio di lavoratori costretti al licenziamento.
Uno dei lavoratori che mi racconta quest’esperienza è ancora in forza all’azienda. Ancora per poco a suo dire, una soffiata più che attendibile lo ha messo in guardia circa il suo futuro e quello del restante 50% dei colleghi. Ipotizzano che in meno di due anni chiuderanno lo stabilimento per spostarlo nei paesi dell’est. Ancora una volta l’Italia perderà una realtà imprenditoriale.
L’esercito dei disoccupati forse precari si ingrassa ogni giorno di più. Da ruscello a fiume, presto fiume in piena. Una piena di disperati. Politica dove sei? Sindacati dove siete? E voi manager di queste aziende riuscite a dormire sonni tranquilli?
Ogni volta è un pugno nello stomaco, io non riesco ad abituarmi a tutto questo, proprio non ci riesco.

mercoledì 6 agosto 2008

Alla canna del gas...

Questo post lo dedico ai colleghi che hanno creduto nelle "buone" intenzioni dell'azienda. Pubblico di seguito un articolo tratto da Il Giorno del 1° agosto 08 scritto da Barbara Calderona. Ancora una volta una profonda tristezza e tanta tanta rabbia

Incontro istituzionale che lascia poche speranze ai 376 dipendenti senza lavoro

— AGRATE —
SENZA LAVORO e senza stipendio. Sono distrutti i 376 informatori scientifici della X-Pharma che naviga in brutte acque e ha deciso di chiudere dopo due soli anni di attività. Ieri pomeriggio una delegazione dei lavoratori precipitati in un inferno in pochi giorni, ha gridato la propria disperazione al sindaco Adriano Poletti e a Bruno Casati, assessore alle Crisi Industriali della Provincia. Il summit convocato d’urgenza in Comune su richiesta dei sindacati è durato ore, sono servite per mettere a fuoco la situazione e preparare la contromossa. Il copione è lo stesso già visto in casi simili negli ultimi mesi, con Marvecs, altra società del Colleoni, la monzese Roche e la caponaghese Astrazeneca, le grandi del territorio che hanno «rottamato» gli esperti di farmaci sull’onda di una crisi strutturale che cercano di risolvere a «scaricabarile». Cedendo cioè il personale in esubero a società specializzate e garantendo, almeno sulla carta, posto e stipendio per tre anni, uscendone pulite e pagando fior di incentivi ai compratori. Si parla di milioni di euro. Con qualche ritocco al ribasso nei tempi, è successo anche alla X-Pharma, nata dalla cessione di tre rami di azienda, uno della Solvay, uno della Fournier e uno della Merck Sharp, a cui si sono aggiunte assunzioni individuali, da Bayer, Shering, Ucb e Dompé, il tutto in tre tranche, da gennaio 2006 alle ultime di due mesi fa. Un’ottantina di informatori lavorano nell’hinterland milanese, il resto in tutta Italia, nella sede di Agrate operano anche una ventina di amministrativi, pure loro sono in mezzo alla strada. Secondo quanto riferito dai sindacati il bilancio 2007 della società avrebbe registrato una perdita 9 milioni di euro su un fatturato di 40. Ma in Camera di Commercio non è stato depositato nessun documento economico.

IL «BUCO» è un’enormità, e rende quasi impossibile trovare sul mercato un compratore che rilevi personale altamente qualificato e prodotti in concessione, la vera risorsa su cui puntare. La matassa è ingarbugliata. «È uno scandalo che va denunciato pubblicamente – dice Casati – siamo in presenza di una violazione della legge 30 e della cessione di ramo d’azienda. Qui si vende manodopera». Le istituzioni si sono messe a disposizione dei lavoratori. «Bisogna coinvolgere la case-madri da cui provengono gli informatori – aggiunge l’assessore – e aprire una trattativa a tutto campo sul recupero delle professionalità». Una strada difficile da percorrere, in presenza di una crisi che non ha nulla di congiunturale, ma che la stessa Federfarma ha annunciato all’inizio del 2008 fornendo dati che non lasciano scampo: in Italia ci sarebbero 10mila informatori di troppo, la metà dei quali nell’hinterland milanese, uno dei poli della farmaceutica più sviluppati del Paese. Dramma nel dramma. I lavoratori della X-Pharma hanno avuto la brutta notizia il 24 luglio. «Per mesi i manager ci hanno detto che le cose andavano bene – spiega Mario Tornaghi della Cisl – poi ci siamo ritrovati a fare i conti con la chiusura». Si lotta per salvare redditi e posti di lavoro: «sono questi i nostri obiettivi», aggiunge Livia Raffaglio della Uil, «quello di X-Pharma è un business da mantenere», precisa Giancarlo Lombardo della Cgil. Gli informatori sono disperati.

DAL 1° SETTEMBRE dovrebbero entrare in cassa integrazione straordinaria ma dopo il mancato accordo sindacale, l’ultima parola spetta al Ministero. La Regione, il cui parere non è vincolante, si è già espressa favorevolmente. «Siamo alla canna del gas - dice Daniele Muzzarelli, uno degli informatori senza lavoro – stiamo valutando come muoverci anche in sede legale. Ma intanto abbiamo figlie e famiglie da mantenere e siamo senza soldi». Non riesce a parlare di quel che sta vivendo la collega Carla Covri, alle spalle ha 25 anni di carriera. «Molti di noi pensano seriamente al suicidio». Parole pesanti come pietre a cui X-Pharma dovrà dare una risposta.

venerdì 1 agosto 2008

un cappello pieno di ciliege

Chi segue questo blog sa che non parlo mai del mio privato, ma oggi devo farlo. Ieri dopo una faticosa giornata fatta di colloqui di caccia lavorativa ho voluto premiarmi, falsità, l'avrei fatto comunque. Sono entrata in feltrinelli e lui era là in cima ad una montagna di altre copie. L'ultimo romanzo, postumo, di Oriana Fallaci. Oggi

un cappello pieno di ciliege

Chi segue questo blog sa che non parlo mai del mio privato, ma oggi

Applausi e fischi

Sono passati circa 20 giorni dall'ultimo post. Ho investito parte di questo tempo cercando di portare a termine le cose che avevo in sospeso. Chi mi conosce sa che mi riduco sempre all'ultimo e proprio non c'è verso di migliorare questo aspetto e a dire il vero non ne sento neanche l'esigenza.. mi detesto quando arrivo strisciando all'ultimo momento a consegnare un documento o altro per contro la soddisfazione di avercela fatta anche questa volta è infinita, vivo in uno stato di continua sfida, carico e scarico adrenalina, un moto perpetuo... ma non è di questo che volevo parlare questa sera.
Tra le cose da sistemare la mia posizione con l'ufficio di lavoro territoriale. Un applauso alle impiegate e impiegati dell'ufficio di Susa, che con competenza e simpatia mi hanno servita. Il personale di un intero ufficio a mia disposizione, complice il fatto di essere l'unica utente di una calda mattinata. Mi hanno fornito gli strumenti necessari affinchè possa trovare sul territorio servizi in grado di rispondere alle mie esigenze. Sono uscita dal loro ufficio molto soddisfatta e contenta, pensando che ci vuole veramente poco per fare sentire le persone, gli utenti se preferite, importanti o più semplicemente ascoltati e rassicurati.
I fischi vanno all'inps di Bussoleno, dove purtroppo non ho trovato la stessa cortesia e competenza. Per la seconda volta sono stata servita da un giovane impiegato visibilmente scocciato e supponente. Quando gli ho chiesto come mai la cifra della mobilità non conteneva gli assegni familiari mi ha risposto, seccamente, che con ogni probabilità il reddito dichiarato era così elevato da non averne diritto. Sorridendo gli ho suggerito di non rispondere cretinate e di verificare (.. quando ci vuole ci vuole!). Sempre più scocciato ha preso la cartellina contenente la mia pratica, è andato alla scheda della richiesta degli assegni familiari e al posto della firma ha trovato un grosso punto interrogativo tracciato a matita.
Con un bel sorriso dipinto sul volto ha sentenziato "non le sono stati caricati perchè pur avendo compilato la richiesta e pur rientrando nella fascia di reddito, non ha firmato il modulo". Ho girato il modulo ed apposto una chiara e grossa firma. Fischi e ancora fischi all'impiegato/a che notando un difetto di compilazione anzichè contattarmi in qualche modo, ha dato sfogo alla propria creatività disegnando un grosso punto interrogativo, ha richiuso la pratica e guardando l'orologio ha aspettato la fine del turno di lavoro.
Io per molto meno nell'azienda privata per la quale ho a lungo lavorato, avrei ricevuto una secca lettera di ammonimento.