giovedì 10 luglio 2008

Le ciliege di Chiaiano di Pina Alberello

Oggi lascio spazio ad un'altra donna, Pina Alberello che vive in valle di susa ma ha legami ancora forti con il suo paese.. Chiaiano, Napoli.


Ciao a tutte.. io sono di Napoli, quartiere Stella (la Sanità) e sono cresciuta a Chiaiano. Se qualcuno di voi ha visto i reportage su Chiaiano, avrà visto le campagne e le ciliegie che raccoglievo con mio madre per portarle al mercato. A Chiaiano vivono ancora mamma e i miei due fratelli con le loro famiglie. Non siamo camorristi e neanche terroni analfabeti. Mio padre non c'è più e ho pensato a lui tantissimo in questi giorni.. mi sono detta meglio che sia morto perchè adesso vedrebbe lo scempio dei 2 figli che finalmente hanno comprato casa a Chiaiano a pochi metri dalle cave. Vedrebbe un figlio poliziotto che non può partecipare alla protesta e l'altro sulle barricate. Questa storia parte da dentro di ognuno di noi, ci cambia e ci fa ritrovare. Ora Chiaiano è più vicina al centro della città grazie alla metropollitana. Ma Chiaiano resta una realtà prevalentemente contadina, con una sagra della ciliegia a fine maggio che richiama tantissima gente. A 500 mt dalla cava sorgono i più importanti ospedali della città, anzi, il Cardarelli è il più importante di tutto il sud. Nel maggio di un anno fa sono tornata a Chiaiano. Appena entrati a Napoli abbiamo cominciato a vedere i cumuli di spazzatura .. ero incredula. Una cosa è sentire parlare, un'altra è verificare. Un anno fa nessuno sapeva dei "piani" sulle cave. Il 27 aprile sono ritornata a Napoli: ancora tanta, tanta spazzatura, nonostante De Gennaro. Ma c'era qualcosa di nuovo: il progetto di fare della cava il sito di scarico di tutta la monnezza di Napoli. Tanta gente in questi giorni mi dicono con ironia "perchè fate tanto casino? che c'è di male a fare una discarica? siete i soliti terroni!" Vedete, i napoletani, e ancora prima i chiaianesi, vogliono la discarica, anche a Chiaiano ma deve essere un sito di compostaggio dell'umido perchè la cava è di tufo e sotto c'è una falda acquifera e può essere utilizzata soltanto per una forma di trattamento dell'umido. GUAI A RIVERSARCI DI TUTTO, rischio avvelenamento come a Pianura, casi di tumore e malformazioni. Ecco perchè la gente protesta, sa che ne mezzogiorno d'Italia, che a Napoli, a Chiaiano, le cose vengono fatte a schifio. Sa che se Berlusconi dice "saranno costruiti 4 inceneritori": per i napoletani, i campani e i meridionali significa che di questi 4 forse ne saranno ultimati 2 e ne entrerà in funzione 1, perchè il business dei soldi pubblici al sud è il grande gioco dei prestigiatori della mafia-politica. A Chiaiano si protesta perchè si sa che se sarà fatta la discarica nessuno saprà cosa ci mettono dentro. Qui vorrei farvi notare un particolare: la nuova legge prevede che i siti di stoccaggio rifiuti diventino siti militari e che rientrino nel segreto di stato. Chi svela il segreto rischia 5 anni di galera. Domanda: come faranno i sindaci a garantire trasparenza ai cittadini? Dove va a finire il diritto alla salute sancito dalla nostra costituzione e dalla carta delle N.U.? I terroni, i camorristi, i facinorosi (come ci ha definiti il ministro Maroni) la "gentaglia" di Chiaiano questo lo ha capito, come pure ha capito che non si può dialogare con una pistola alla tempia. Quanto alla stampa ufficiale, beh con un premier che detiene il potere dell'informazione come puoi sperare nella verità? La verità è che siamo a maggio e a Chiaiano le parrocchie sono piene di gente, soprattutto donne, per il fioretto di maggio alla Madonna, la verità è che quelle donne, molte mie amiche, vicine, cugine, parenti vanno sulle barricate dopo la messa e si siedono a terra. E' così che hanno aspettato le forze dell'ordine, sedute a terra e gli uomini dietro con le mani alzate la sera del 23 maggio quando la polizia, i carabinieri, hanno caricato donne vecchi e uomini tutti con le mani alzate. Tra loro studenti, impiegati, insegnanti, contadini, operai .. mio fratello con il quale durante le elezioni ho litigato (anche con l'altro) perchè ha dato il voto convindo al PDL. Tanti, tantissimi voti da Chiaiano a Berlusconi, Per questo la protesta è fortissima, è popolare, è spontanea, è APARTITICA, è una protesta che nasce dal bisogno di far valere i propri diritti. Una protesta che vogliono fare passare come camorristica e facinorosa. A Chiaiano stiamo protestando per tutti, per L'Italia. Chiaiano ha dimostrato che governo e opposizione è tutt'uno, da una parte i politici e dall'altra la gente. Per questo su Chiaiano c'è censura e DISINFORMAZIONE. A NOI SERVE SOLO LA SOLIDARIETA', della gente come noi, come voi.

martedì 8 luglio 2008

Firenzuola - Venaus le ragioni della resistenza

Nello scorso mese di novembre è arrivata al presidio notav di Venaus Francesca Tagliaferri di Firenzuola, è arrivata a cavallo percorrendo la via francigena. Riporto una parte (quasi tutto .. non ho resistito) di quanto pubblicato da “Sarà Dura” maggio/giugno 2008.

Ho conosciuto il popolo No Tav dalle cronache dei giornali, attraverso internet, dalla tv e dai racconti di amici che ne avevano condiviso le lotte. L’ho sperimentato sulla pelle e nel cuore, lo scorso novembre, al presidio di Venaus e mi sono accorta subito che quella gente, con la sua protesta, aveva qualcosa di speciale. Mi hanno chiesto da dove arrivassi. “Vengo dal Mugello, dall’alto Mugello, da Fiorenzuola per dirla tutta” ho risposto. Nessuno, di solito, in giro per l’Italia conosce questo paesino perso fra le montagne dell’appennino tosco-romagnolo, ma a Venaus tutti conoscevano Firenzuola, non per la bellezza dei suoi luoghi, ma perché lì da dieci anni Cavet scava gallerie per far passare il treno ad alta velocità o capacità, che dir si voglia, la sostanza non cambia. Proprio lo stesso treno ad alta velocità o capacità che vogliono fare passare tra le montagne della val di Susa. Ho cominciato a raccontare in giro per la Valle la mia storia e con essa la storia della mia terra, quella terra verde e selvaggia che per prima ha conosciuto le ferite del “progresso”. Sono cresciuta con la Tav sotto casa, così definisco in poche parole la mia esperienza, fatta per lo più di sconfitte e bocconi amari. I lavori iniziarono quando avevo 16 anni: vidi cose che non avrei mai voluto vedere, capii cos’erano i “poteri forti” e la loro arroganza quando ancora non sapevo nulla di politica e di politici. Il sistema alta velocità mi ha insegnato molto, mi ha fatto capire come la democrazia sia solo una parola priva di significato davanti al denaro, mi ha spiegato con violenza cos’è per certa classe dirigente il “progresso” ed ho capito come si può ingannare un’intera popolazione senza pagare alcun prezzo per questo. Ho toccato con mano, nel vero senso della parola, il fango delle gallerie stratificato sul fondo del Santerno. Ho visto sparire sorgenti e interi corsi d’acqua, senza che nessuno dei nostri amministratori si scandalizzasse o mostrasse il minimo segno di disappunto. In un certo senso devo ringraziare Cavet perché mi ha aperto gli occhi su come in Italia funzionano i lavori pubblici, le cosiddette “grandi opere”. Grazie per avermi fatto capire come si possono far lievitare i costi dei lavori fino al 400 per cento e come sia facile ignorare tutte le regole di trasparenza che dovrebbero essere alla base della gestione pubblica. Ancora grazie per aver dimostrato come in poco tempo si può distruggere quanto la Terra ha creato in milioni di anni. Nelle assemblee dei presidi notav della val susa ho incontrato persone che conoscevano anche meglio di me le ragioni del “no” . La loro consapevolezza, la voglia di essere preparati e protagonisti della vita e delle scelte della comunità mi hanno ridato la speranza che ancora qualcosa si può fare contro l’arroganza e contro la prevaricazione della casta politica e del denaro. Il linguaggio nuovo di una resistenza colorata, allegra, danzante, fatta di individui di ogni età, estrazione politica e culturale insegna che di fronte all’ingiustizia ci sono persone ancora in grado di dire “no” e di lottare per i propri diritti. In questi mesi mi sono sentita più di una volta valsusina, perché la resistenza di questa valle è diventata anche la mia resistenza e penso che dovrebbe diventare la resistenza di tutti coloro che credono in un altro mondo possibile. In val di Susa non si parla solo di Tav, ma si pensa e si gettano le basi per costruire una società diversa, nella quale la condivisione e la discussione sono il sale della democrazia partecipata e le popolazioni cercano e sperimentano strumenti nuovi per decidere e scrivere la loro storia.
In Mugello non è andata così. Purtroppo ancora oggi ne paghiamo le conseguenze. Un territorio frammentato con una densità di popolazione bassissima hanno contribuito in maniera determinante ad impedire la formazione di un movimento unito e compatto contro il Tav. Eravamo in pochi ieri e siamo ancora meno oggi a contestare le scelte funeste di un’intera classe politica che prima ha detto “no” e pochi mesi dopo aver intascato il risultato elettorale ha ignorato il mandato degli elettori, dando di fatto il benestare all’inizio dei lavori. Così è nata l’idea del viaggio, l’idea di un confronto con una realtà molto diversa, dove la divisione e l’inconsapevolezza della popolazione ha permesso a Cavet di fare ciò che ha voluto. Da Venaus a Fiorenzuola. Il pensiero va a Piercarlo che ha vissuto per anni col fango schizzato fino al primo piano della sua abitazione dal passaggio dei camion e con la polvere che rendeva irrespirabile l’aria. La sua colpa? Quella di vivere sulla strada, davanti al cantiere, proprio sopra la galleria. La sua casa è stata danneggiata dalle vibrazioni provocate dalle esplosioni delle mine, ora è riempita di crepe. La sua vita e quella della sua famiglia sono state stravolte per anni. Alcuni hanno sentito raccontare la sua esperienza con la forza delle sue parole: la rabbia e l’impotenza, l’assoluta assenza di un’istituzione pubblica a salvaguardare i suoi diritti di cittadino. Penso a Santina, ai racconti delle notti passate in bianco a causa delle mine fatte brillare ad ogni ora; nessuno le aveva detto che il Tav era anche questo. Nessuno le ha chiesto scusa per le notti in bianco, per avere turbato la quiete di un borgo antico, per avere ignorato le sue esigenze, per avere calpestato i suoi diritti. Poi, ancora, Sergio. Un uomo, una famiglia intera che hanno visto stravolta la loro vita dai lavori per il treno ad alta velocità. Hanno vissuto con un’enorme ventola di areazione poco distante da casa, un rumore continuo, ossessionante, che li ha accompagnati per anni. La sua azienda agricola biologica ha subito ingenti danni, le sorgenti che servivano per irrigare il suo pometo si sono seccate e una parte del frutteto è franata a seguito dei lavori.
Tanti i momenti passati ai presidi no tav valsusini, serate passate insieme cantando canzoni popolari e confrontandoci sulle nostre esperienze. Questo, più che un racconto di un viaggio, è il tentativo di tracciare un percorso, personale e collettivo, che ha coinvolto tutta la mia persona e che ha influenzato la mia vita nelle scelte piccole e grandi. Grazie ancora, grazie di resistere.